Solo silenzio.
E’ quello che mi accoglie appena entro nella zona rossa di Amatrice.
Sembra di essere in un territorio di guerra, invece è stato il terremoto del 24 agosto a flagellare questo piccolo borgo sulle montagne del Lazio.
Le immagini non riescono a descrivere quello che vedo con i miei occhi: pezzi interi di vita tra le macerie, abiti, foto, pupazzi. Tutto questo apparteneva a qualcuno.
Molte di queste persone non ci sono più, hanno perso la vita quella notte e moltissime altre adesso vivono nei campi allestiti dal mondo del volontariato e della Protezione Civile.
Ed è qui che siamo stati con l’Anpas Toscana, che ha organizzato questo viaggio per farci vivere da vicino questa realtà, per farci vedere come operano i volontari.
Sono loro, insieme alle numerosissime forze dell’ordine e agli uomini dell’esercito, gli angeli che hanno aiutato fin da subito le popolazioni terremotate: Pubbliche Assistenze, Misericordie, Croce Rossa, Vab e molte altre associazioni, tutti insieme per dare un po’ di conforto a queste persone che in un attimo hanno perso affetti, case e lavoro.
Entriamo nel campo di Cornillo Nuovo, dove è stato allestito uno dei due campi toscani della Regione (l’altro è quello di Musicchio) e veniamo subito accolti da alcuni volontari che ci raccontano quello che fanno qui: aiutare gli altri.
E non è cosa da poco.
Lasciano le loro famiglie, le loro vite per andare dove c’è bisogno. Lo fanno sempre, non solo nelle emergenze come questa. Lo fanno perché hanno scelto che una parte della loro esistenza la vogliono regalare al prossimo.
“Ma è molto più quello che riceviamo, rispetto a quello che diamo” ci dice Jessica, una ragazza giovanissima, 22 anni, che si trova qui da una settimana e che sta per ripartire.
Una ragazza, che è venuta qui come tanti altri giovani, pronta a dare aiuto a perfetti sconosciuti.
Li unisce una cosa: il bene altrui messo prima del proprio. In un tempo in cui l’individualismo, la fa da padrone sembra strano, anche se dovrebbe essere normale.
Poi ci sono le storie dei sopravvissuti come quella di una signora che alle 3 di notte si è alzata per stendere i vestiti: è uscita nel suo giardino, ha sentito un forte vento e l’abbaiare insistente dei cani, si è girata e ha visto la sua casa crollare davanti ai suoi occhi. Dentro c’erano il padre, la madre, il marito e i figli. In un secondo la sua vita è andata in frantumi. In un secondo tutto quello che amava non c’era più.
Francesca e Lucia hanno gli occhi lucidi quando ce la raccontano, perché non riesci a restare distaccata quando le vite di così tante persone vengono spezzate.
La vita nei campi è l’esatto contrario del silenzio avvertito entrando ad Amatrice: qui il rumore è costante e tutto deve essere perfettamente organizzato.
Abbiamo passato la notte nel campo nazionale dell’Anpas e da subito abbiamo visto come la macchina degli aiuti deve avere regole ferree per poter funzionare al meglio: dal momento dei pasti a quello dei bagni, fino alle tende dove si dorme.
Qui hanno creato degli spazi di socializzazione per bambini e adulti in modo da alleggerire, per quanto possibile, la drammatica situazione che vive questa popolazione.
Proprio in questo campo si capisce l’impagabile lavoro che fanno i volontari: la loro forza e il loro impegno danno un po’ di sollievo agli sfollati.
Due ragazze de L’Aquila, colpita dal terremoto del 2009, sono venute qui pochi giorni dopo la tragedia e fanno animazione.
“Proprio noi, che sappiamo cosa vuol dire, abbiamo voluto dare una mano” stavano dicendo ad una signora di Amatrice. Lei le ha guardate e ha detto: “Grazie per quello che fate: i vostri sorrisi ci aiutano, siete meravigliose”.
Questa umanità, questi legami tra persone che non si sono mai viste prima, mi hanno toccato il cuore e mi hanno fatto capire che l’essere umano, quando vuole, riesce a superare ogni limite.
Loro, i sopravvissuti, però non vogliono lasciare questi posti. Lo dicono a gran voce. Hanno paura che se abbandonano la loro terra non torneranno più.
Ma c’è un altro “nemico” alle porte: l’inverno.
E qui non è un inverno leggero: già da ottobre inizia a nevicare e di notte, già da ora, le temperature calano bruscamente.
Per questo va trovata una soluzione al più presto, per questo nessuno può dimenticarsi di loro.
In questi due giorni è stato anche presentato un nuovo modulo mobile per le emergenze: quello dedicato alla stampa. Nato da un’idea della Croce Viola di Sesto Fiorentino, l’Anpas Toscana l’ha deciso di promuoverlo e ha coinvolto la Regione Toscana con la Protezione civile regionale e le altre associazioni, Misericordie toscane, Croce Rossa e Vab. Servirà a tutti in occasione di emergenze di questo tipo in modo da poter documentare tutto ciò che accade in queste situazioni e per migliorare la comunicazione.
Questo viaggio mi ha arricchita, personalmente e professionalmente, e per questo voglio ringraziare Fabrizio, un amico prima, un collega dopo e un volontario da anni.
Non ricordiamoci di questi uomini e donne solo in queste occasioni, ricordiamoceli tutti i giorni e quando passerà il tempo pensiamo che loro sono ancora lì, pronti ad aiutare.
Non dimentichiamoci i sopravvissuti di questa tragedia, ricordiamoceli tutti i giorni, anche quando le telecamere e i flash si spegneranno perché loro, a quel punto, avranno ancora più bisogno di aiuto.
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